Nel 2019 l’UNESCO ha dichiarato il 26 novembre Giornata mondiale dell’olivo. Un anno dopo questa dichiarazione, esperti, università e autorità politiche pugliesi hanno tenuto una conferenza virtuale il 27 novembre 2020 per discutere dell’impatto culturale, economico e storico che l’ulivo ha avuto nel Mediterraneo. L’ulivo ha plasmato la società mediterranea fin dai tempi degli antichi greci. Nel corso del tempo, questo albero e il suo olio hanno contribuito a plasmare molti aspetti della vita locale.
Dal novembre del 2020 la discussione si è spostata sulle immense perdite che il Mediterraneo ha subito negli ultimi sette anni da quando il batterio Xylella è stato scoperto in Puglia e sull’importanza di salvare questo settore produttivo.
Secondo Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia, prima la Puglia da sola produceva il 12% dell’intera produzione mondiale di olio d’oliva. Non era solo la regione più produttiva d’Italia ma anche un territorio tra i più importanti per la produzione di olio d’oliva nel mondo.
La combinazione di condizioni meteorologiche variabili, dovute al cambiamento climatico, e l’emergenza Xylella, hanno portato a una perdita del 48% della produzione nella zona. Tuttavia, grazie ad una maggiore consapevolezza sulla salubrità dell’olio, unito al fatto che con la pandemia molte più persone cucinano da casa, la domanda globale di olio d’oliva è aumentata. Muraglia afferma che negli ultimi cinque anni, l’Italia ha consumato la maggior quantità di olio d’oliva – circa 501 milioni di chili. Seguono la Spagna, che ha consumato 483 milioni di chili e gli Stati Uniti che hanno consumato 320 milioni di chili di olio d’oliva.
L’olivo ha giocato un ruolo importante nella società dall’antichità fino ai giorni nostri. È fondamentale trovare soluzioni che possano contenere l’attuale emergenza Xylella e rilanciare l’industria dell’olio d’oliva in Puglia.
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